GIORNI DI ORDINARIA FOLLIA

Io, al tipo del film, lo capisco in pieno. E penso, sempre più spesso, di emularlo. (Come quale film? Quel film fantastico in cui lui, andando a lavoro, si snerva per il traffico, i clacson lagggénte ed esce dalla macchina con un mitra/fucile/kalashnikov facendo una mezza strage nel tragitto per andare a fare colazione, il tutto nella calma più assoluta).

Breve riassunto della mia giornata di oggi che è anche la mia giornata tipo.

Sveglia prevista: ore 8, evvvvvai, posso dormire mezz’ora in più del solito.

Sveglia effettiva: ore 7, causa pupo dell’abitazione adiacente che strilla senza ritegno e papà che per calmarlo sforna dal suo repertorio le più fantasiose ninne nanne (Gaetanooooo, Gaetaninoooooo, dove hai messo il pulcino, tanto per darvene un assaggio). Vabbé, vado a fare il caffè.

Impiego la mezz’ora avanzata per pulire casa da cima a fondo, visto che non ho tempo di farlo se non nel week end quando vorrei rilassarmi e invece vado di olio di gomito e sudore, così magari mi porto avanti. Morale, dopo un’ora di spolvera-lava-lucida è come se non avessi mai fatto colazione e sono già stanca.

Oggi vado in ufficio un’ora e mezza più tardi, ovvero alle 10.30, perchè devo prima andare in Tribunale a finire una pratica che riguarda il SecondoLavoro, anche chiamato Lavoretto (quello delle traduzioni), che faccio quando capita per arrotondare.

Mi armo di marche da bollo e parto. 3 quarti d’ora di fila ad assistere ai litigi di avvocati e controparti. Un caldo che nemmeno il Nestea e Antonio potrebbero farci niente. Finalmente entro. ‘Salve, sono qui per una traduzione..’

Eh no mi dispiace ma mica è questo l’ufficio deve andare due piani più su.

‘Ma al centralino mi avevano detto…’

Eh no signora mi dispiace due piani più su.

Okkei. Kiiip calm. Vado due piani (a piedi) più su, entro in ufficio n. 2, ‘salve, sono qui per una traduzione’.

Mi dia le marche da bollo grazie, ah ma queste non bastano, è cambiata la normativa la settimana scorsa, può scendere al piano terra a comprare quelle che mancano.

Okkei. Kiiip calm. Vado TRE piani (a piedi) più GIù, compro le marche da bollo, risalgo tre piani più su, dò le marche al velocissimo, precisissimo, tecnologico funzionario che ci mette solo 20 minuti per tre timbri, una spillata e un click su ‘ok’ al pc.

Scendo, finalmente, ore 10.15, un quarto d’ora di tempo per arrivare a lavoro, ce la posso fare. Mi metto in macchina, parto, checcaldo! Squilla il telefono, è il ‘boss n.2’: ti volevo dire che se per caso la pratica è stata fatta nel modo x, non va bene e deve essere fatta nel modo y. Inutile dirvi che la pratica è stata fatta esattamente nel modo x che più x non si può.

Torno indietro, parcheggio di nuovo, corro di nuovo, compro altre marche da bollo, risalgo al terzo piano, rifaccio la trafila spiegando due volte la modifica al funzionario (IO A LUI), prendo i fogli e vado. Ore 10:45. Casssssspita.

Mentre volo giù per le scale, ormai uno straccio, con capelli pessimi e vestiti spiegazzati come dopo una sessione di palestra, squilla il cellulare. E’il capo n.1. Ciao sei in ufficio c’è una mail urgente da scansionare subito inviare subito documento subito.

No, ero in tribunale, ci sto andando ora. Il tempo di arrivare e faccio tutto, ok?

Semafori, traffico, caldo caldo caldo, a metà strada il telefono risuona. Il capo n.1 mi chiama su Skype. Ovviamente sono in macchina e non prende nulla, la linea non regge e Skype neanche. Scrivo: il tempo di arrivare in ufficio.

Risponde: mi dai il numero dell’ufficio, che chiamo lì?

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Volo per strada, supero due camion, parcheggio buttando la mia adorata macchinuccia accanto a un bidone della spazzatura, apro il cancello apro il portone apro la porta e scrivo: chiama pure.

Intanto accendo il pc, trovo la benedetta mail, apro la finestra boccheggiando. Scrive: si ok, no problem, leggi la mail e dimmi se è tutto chiaro.

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Lavoro ancora un paio d’ore. Mi rimetto in macchina, altri 15 minuti di guida, torno a casa, cucino lavo i piatti e finisco le pulizie. Ho trovato anche il tempo di limare le unghie prima di tornare in ufficio.

In sintesi: a me Wonderwoman mi spiccia casa. Buon weekend!